Dopo 28 anni dalla morte di Paolo Borsellino, oggi, domenica 19 luglio, il magistrato è stato ricordato in tutt’Italia.
Tantissime sono state le iniziative organizzate per non dimenticare quel terribile 19 luglio 1992, quando in via Mariano D’Amelio, a Palermo, una Fiat 126 imbottita di esplosivo veniva fatta esplodere davanti all’abitazione della madre del giudice.
Nella strage, che è avvenuta dopo quella che uccise anche il collega, ma sopratutto l’amico, Giovanni Falcone, insieme alla sua scorta, il 23 maggio del 1992, che, ovviamente, abbiamo ricordato, come da link qui pubblicato, persero la vita anche i suoi agenti che lo scortavano, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Emanuela Loi.
https://www.robexnews.it/2020/05/23/28-anni-dopo-la-sua-morte-il-ricordo-di-giovanni-falcone/
Per ricordare le vittime del vile attentato, nel rispetto delle norme anti-Covid un evento, denominato “Agenda della Legalità“, promosso dal Consiglio regionale dell Basilicata, si è svolto anche a Potenza, presso la locale sede della Prefettura, in piazza Mario Pagano.
Il presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, in veste di Presidente del Coordinamento delle Commissioni e degli Osservatori regionali per il contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità, ha depositato nel pomeriggio, presso l’atrio del Palazzo della Prefettura di Potenza, luogo simbolo della lotta per la difesa della legalità, un’agenda rossa in ricordo di quella da cui il giudice Borsellino non si separava mai.
Un gesto dal forte valore simbolico, condiviso dai Presidenti delle Assemblee legislative d’Italia per commemorare, insieme ad un minuto di silenzio, le vittime innocenti della strage.
“Dopo la strage – ha ricordato Cicala – si infittì il mistero intorno alla sparizione della sua agenda che non fu mai più ritrovata. Un’agenda dell’Arma dei Carabinieri, con la copertina rossa e rigida che portava sempre con sè e nella quale annotava una serie di appunti e che, per noi, rappresenta il frutto di un impegno coraggioso al servizio dello Stato”.
“Siamo qui – ha sottolineato il presidente Cicala – per ricordare una pagina triste del nostro Paese che, a distanza di 28 anni riapre ferite non guarite, riportando alla memoria di tutti noi gli ideali che animavano Paolo Borsellino e ai quali egli improntò tutta la sua vita. La mafia voleva mettere a tacere il lavoro certosino dei giudici Borsellino e Falcone che diedero vita al pool antimafia, senza però mettere in conto che il vero lavoro dei due magistrati non fu solo quello di leggere e scovare tra la ragnatela mafiosa, ma quello di instillare nei cittadini e, in modo particolare, nei giovani, la cultura della legalità. Dal sacrificio di Falcone e Borsellino le coscienze cominciarono a ribellarsi. Una ribellione non solo contro la mafia ma sopratutto contro la paura, la sopraffazione e l’abuso”.
“Da questa consapevolezza – ha precisato il presidente Cicala, in un comunicato stampa inviato in redazione – è nato un profondo desiderio di giustizia e libertà che ha rafforzato la coesione delle istituzioni e della società civile nella lotta alla criminalità organizzata. La responsabilità che abbiamo ereditato ci insegna che grazie alla promozione della legalità, ognuno di noi può contribuire a costruire una società più giusta, libera e sicura, nella quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”.
La responsabilità di agire e lottare e non cadere mai nella trappola dell’indifferenza verso il male in ogni sua forma.
Un’eredità preziosa, quella lasciata da Borsellino, che Ylenia Capezzera, Vito Scavone, Federica Summa, studenti della 4 B del Liceo delle Scienze Umane “Rosa-Gianturco” di Potenza, intervenuti all’iniziativa, dimostrano di aver raccolto. Dalle loro parole l’impegno a voler fare del sacrificio del magistrato e della sua scorta fiamma di coraggio e memoria di amore. Hanno ricordato alcuni versi della canzone di Fabrizio Moro, “Pensa”, un brano musicale scritto dal cantautore subito dopo la visione del film sulla vita di Paolo Borsellino, a cui sono seguiti alcune loro riflessioni.
“È nostra la forza di vincere quella paura che incombe quando sentiamo pronunciare la parola mafia – hanno detto gli studenti – quando voltiamo lo sguardo a questo cancro sociale che cammina a poco a poco nell’ombra che, benchè invisibile, provoca un’istintiva reazione di sgomento, di rassegnazione, che non consente alle nostre coscienze di smuoversi. La mafia mieteva, miete e mieterà altre morti, ma ora basta, perchè è giunto il momento di far levare le nostre voci per porre fine a tutto questo, è giunto il momento di camminare insieme sotto la stessa bandiera, quella della legalità, perchè il futuro siamo noi e siamo noi a costruirlo. Occorre parlare della mafia, parlarne alla radio, in televisione, sui giornali perchè è dell’omertà e dell’indifferenza che essa si nutre, perchè, come diceva Falcone, collega e amico fraterno di Borsellino: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola. La paura è umana ma combattetela con il coraggio”.
“Un messaggio di Borsellino – hanno detto, infine i ragazzi – che è rivolto a tutti e, forse, in maniera particolare a noi giovani”.
Tra i tanti presenti, vi erano anche il sindaco della città, Mario Guarente, il Vice Prefetto vicario di Potenza, Ester Fedullo, il vicepresidente del Consiglio regionale, Vincenzo Baldassarre, il consigliere regionale, Dina Sileo, il Prorettore dell’Università degli Studi della Basilicata, Nicola Cavallo, il magistrato del TAR Basilicata, Paolo Mariano, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Nicola Albanese, il Comandante Regionale dei Carabinieri Forestali, Angelo Vita, il Ten. Col. dell’Esercito, Antonio Fasano e l’avvocato Domenico Mutino, dell’Avvocatura dello Stato.
Redazione