In Basilicata, a Potenza, a causa dall’emergenza “Covid–19“, ma anche di tanto altro, i commercianti navigano in gran parte in situazioni non proprio positive.
Il centro storico, oramai, nella tarda serata, sopratutto nel week end, è in balia dei più giovani in una movida notturna che crea non pochi problemi agli stessi abitanti.
Lamentele continue arrivano in redazione.
Intanto, nella centralissima via Pretoria, nel settore delle vendite varie, in tanti non espongono i prezzi nelle proprie vetrine.
A farlo notare, anche con dello foto denunce qui pubblicate, è Canio D‘Andrea, presidente dell’ADOC (Associazione Difesa e Orientamento dei Consumatori) di Basilicata.
“Tempo fa – spiega D’Andrea in un comunicato stampa inviato in redazione – avevamo verificato che numerosi esercizi commerciali potentini non osservavano le disposizioni in tema di esposizione dei prezzi di vendita secondo quanto stabilito dal D. Lgs. 84/2000”. Perchè è tanto importante esporre il prezzo di ogni merce in vendita? Perchè si tratta di un elemento fondamentale di quello che possiamo definire il “contratto di compravendita”. Ovvero il commerciante propone un prezzo, al quale quel prodotto deve poter essere acquistato. Quando il prezzo è indicato in maniera inequivocabile e con chiarezza, il negoziante è costretto ad applicarlo e il consumatore è tutelato contro eventuali comportamenti disonesti”.
“Inoltre – aggiunge D’Andrea – l’esposizione dei prezzi rende il mercato più trasparente e favorisce una corretta concorrenza, dalla quale chi acquista può trarre vantaggi. Infatti, se ha la possibilità di confrontare agevolmente i prezzi dello stesso prodotto messo in vendita nei differenti negozi, il consumatore può operare la scelta che gli conviene di più e i negozi che praticano i prezzi più convenienti sono premiati. Questo ancora di più nel periodo dell’emergenza epidemiologica, dove i prezzi sono aumentati senza alcun controllo. È un’innata ritrosia che spinge molti commercianti a mantenere un così rigido riserbo sui prezzi che, per legge, dovrebbero invece essere esposti, e in maniera chiara e inequivocabile, su ogni prodotto in vendita. Da qualsiasi motivo sia dettato, questo comportamento illegale è purtroppo ancora molto diffuso. Vi è anche un aspetto psicologico, che gioca a sfavore dell’acquirente, se il prezzo viene occultato, quando si entra in un negozio, perchè interessati a un oggetto del quale non si conosce il costo, ci si sente poi un pò obbligati, anche se in realtà non ci sembra conveniente. Ma chi è costretto ad entrare per chiedere un prezzo dovrebbe essere consapevole che il contratto di compravendita era zoppo, e, quindi, dovrebbe sentirsi ancora più libero del solito di non
acquistare, specie se la richiesta del commerciante è troppo elevata o se la stessa merce è messa in vendita a prezzo inferiore in un altro negozio”.
“La pratica – continua D’Andrea – di non esporre i prezzi di vendita, al chilogrammo o al litro, non viene rispettata in molti esercizi di vendita di prodotti alimentari sia a posto fisso che nei mercati. L’indicazione dei prezzi per unità di misura e di altre informazioni è regolamentata per legge dal Codice del Consumo nel D.Lgs.206/2005. La norma definisce il prezzo di vendita come quello finale espresso per unità di prodotto o per una determinata quantità, comprensivo di Iva e di ogni altra imposta così come per il prezzo per unità di misura previsto per alcuni beni, si intende sempre comprensivo dell’Iva. Oltretutto siamo vicini al periodo dei saldi estivi per chi ancora ci crede, ed esporre i prezzi ci consente di verificare se effettivamente i prodotti che da inizio agosto saranno offerti in saldo sono veramente scontati, ma noi, associazioni dei consumatori non crediamo più a questa farsa e chiediamo l’intervento del sindaco della città e del Comandante della Polizia Locale, a cui la presente è indirizzata, per verificare la corretta applicazione del dettato del D. Lgs. 84/2000 e s.m. e i.
L’EGRIB, intanto, ha convocato, per il prossimo 28 luglio, una riunione con le associazioni dei consumatori per discutere dell’applicazione delle tariffe sui consumi dell’acqua.
L’ADOC di Basilicata, nell’apprezzare l’iniziativa, ha richiesto all’AGRIB i dati necessari per poter portare proposte concrete alla riunione.
Sostanzialmente, l’ADOC di Basilicata ha richiesto i dati trasmessi all’ARERA (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) presi a base per il calcolo della tariffa dell’acqua; le informazioni sull’organizzazione dell’ente gestore per poter proporre miglioramenti all’efficienza del servizio; i costi base sostenuti per la gestione del servizio (es.: costo unitario e complessivo dell’energia elettrica, costo del personale, quantità di acqua erogata ecc.).
Da EGRIB, infine, l’ADOC di Basilicata si aspetta, una proposta di tariffe che tenga conto dei costi posti a carico dei cittadini, sopratutto dei meno abbienti.
Oggi, le tariffe applicate penalizzano i più poveri.
Infatti, risulta che il costo di un metro cubo di acqua per un pensionato che consuma l’acqua prevista per la tariffa agevolata è di 2,41 euro, molto più del costo previsto, per i grandi utenti che la pagano a 0,98 euro al metro cubo, al netto della quota fissa.
Redazione