In Basilicata, tanti contenti ed altrettanti insoddisfatti alla sentenza letta nell’Aula “Pasquale Grippo” del Palazzo di Giustizia di Potenza, nell’ambito del processo legato alle attività dell’ex inceneritore Fenice di Melfi, in provincia di Potenza, il Tribunale del capoluogo Lucano per falso ideologico, abuso d’ufficio e rivelazione di segreti d’ufficio, dopo le richieste di condanne per circa trent’anni da parte del pm Antonio Natale, in un’inchiesta avviata nel 2011 che portò ad un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari e ad alcuni provvedimenti cautelari, con le accuse a vario titolo di associazione per delinquere, disastro ambientale, truffa e falso, ha condannato a 3 anni di reclusione Vincenzo Sigillito, ex dg dell’ARPAB (Agenzia Regionale Per la Protezione dell’Ambiente di Basilicata).
È stata, invece, disposta l’assoluzione per gli altri 15 imputati, oltre ad altri perchè le accuse sono cadute in prescrizione e questi sono i nomi degli assolti: Vincenzo Bove, Giovanni De Paoli, Claudio Dresda, Ferruccio Frittella, Giancarlo Grano, Vincenzo Grassia, Domenico Antonio Iacobuzio, Salvatore Lambiase, Mirco Maritano, Luigi Montano, Giorgina Negro, Francesco Pesce, Domenico Antonio Santoro e Norberto Zambellini.
Inoltre, per gli imputati, il Tribunale ha disposto l’invio di tutti gli atti alla Procura della Repubblica, relativi ai delitti colposi contro la salute pubblica, essendo emersi indizi di reità con riferimento ai ritardi emersi nella procedura di bonifica del sito che è ancora in atto.
Infine, per Salvatore Lambiase e Domenico Antonio Santoro, il Tribunale ha disposto, inoltre, l’invio degli atti alla Procura della Repubblica di Potenza per il reato di rifiuto ed omissione di atti d’ufficio e per violazione del Codice dell’Ambiente in riferimento ai controlli sulle attività dell’impianto, con la motivazione della sentenza che arriverà tra circa 90 giorni.
Rocco Becce robexdj@gmail.com
Direttore Editoriale