Grande partecipazione ieri, venerdi 24 marzo, a Potenza, presso il Palazzo di Giustizia, nell’Aula Grippo, in via Nazario Sauro 71, in occasione del seminario “RECENTI PROSPETTIVE DEL FENOMENO IMMIGRATORIO: PROPOSTE PER UN’ADEGUATA POLITICA DI INTERVENTO“, organizzato sulla base del progetto di Ateneo, dell’Università degli Studi Niccolò Cusano Telematica di Roma, in collaborazione con il S.I.A.P. (Sindacato Italiano Appartenti Polizia), l’AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani), l’accredito del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Potenza e il contributo della Corte d’Appello di Potenza e del T.A.R. Basilicata.
Tra i tanti presenti, magistrati, avvocati della provincia di Potenza, appartenenti alla Polizia di Stato, assistenti sociali ed operatori locali del settore accoglienza migranti.
All’apertura dei lavori sono intervenuti Rosa Sinisi (Presidente della Corte di Appello di Potenza), Giovanna Cagliostro, neo Prefetto della provincia di Potenza, Alfredo Anzalone, neo Questore della Provincia di Potenza, Giuseppe Tiani, Segretario Generale Nazionale S.I.A.P. e Gianpaolo Brienza, Presidente dell’Ordine degli avvocati di Potenza.
Il convegno è stato introdotto e coordinato da Paolo Tanda dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, dove poi sono intervenuti in qualità di relatori Alfredo Contieri, dell’Università degli Studi Federico II di Napoli, Luigi Gay, Procuratore Capo della Repubblica di Potenza, Giovanni D’Alessandro dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, Cristina Asprella e Loredana Giani dell’Università degli Studi di L’Aquila, Pasquale Mastrantuono del T.A.R. Basilicata, Enrico Follieri dell’Università degli Studi di Foggia ed infine a concludere la giornata di seminario, Franco Gaetano Scoca, Prof. Emerito di Diritto Amministrativo.
L’iniziativa, di elevato spessore culturale, ha trattato un argomento articolato e complesso, risultato di gradimento per tutti gli intervenuti dove il termine “immigrazione”, generalmente indica ogni movimento migratorio individuale o di massa originato da motivi economici, di studio, di lavoro o dall’intento di fuggire da situazioni conflittuali del proprio Paese che porta a stabilirsi, in via temporanea o definitiva, in un luogo diverso da quello di origine.
L’Italia, per oltre un secolo, Terra di emigrazione, da alcuni anni a questa parte ha dovuto misurarsi, sul piano culturale e politico, con l’afflusso crescente di uomini e donne di culture, usi e religioni assai diverse tra loro, rendendo sempre meno lontana l’espressione “società multietnica”.
“Se nel nostro Paese il fenomeno dell’immigrazione ha assunto negli ultimi tempi proporzioni davvero notevoli – si legge nella nota inviata dalla segreteria Provinciale del S.I.A.P. – da un punto di vista storico l’arrivo dei primi flussi migratori comincia nei primi anni ’70 con l’inizio della crisi del petrolio, con gli immigrati che si orientano verso il nostro territorio per effetto dell’impossibilità di raggiungere i ricchi Paesi dell’Europa centro-settentrionale a causa delle politiche restrittive e della chiusura delle frontiere da parte degli Stati più industrializzati”.
“A partire dalla seconda metà degli anni ’80 – prosegue il comunicato stampa – il numero degli ingressi di cittadini stranieri nel nostro Paese aumenta in maniera esponenziale ed è da questo periodo che l’opinione pubblica incomincia ad avvertire il problema”.
“Ciò comporta – continua – anche l’avvio da parte degli studiosi di ricerche più approfondite sulla condizione degli immigrati e in tale ambito, una delle principali carenze del nostro sistema è dato dal fatto che l’Italia, a differenza di altri Stati europei, solo da pochi anni, si è impegnata ad elaborare politiche sull’immigrazione”.
Infatti – e si va a conclusione – negli anni ’70 e nella prima metà degli anni ’80, lo Stato ha assunto in materia di immigrazione un atteggiamento attendista, lasciando al libero gioco delle forze del mercato il compito di regolamentare i flussi migratori e agli enti locali ed alle organizzazioni assistenziali quello di affrontare, in qualche modo, le emergenze con centri di prima accoglienza, mense e dormitori”.
“Tutto ciò – conclude – ha portato a non dare il giusto rilievo ai bisogni e ai diritti di chi proveniva da un altro paese, fornendo prevalentemente assistenza caritatevole, in assenza di una specifica ed organica normativa”.
Rocco Becce robexdj@gmail.com
Direttore Editoriale