75 persone, 15 in carcere, 44 agli arresti domiciliari, 14 destinatari dell’obbligo di presentazione alla P.G. e 2 destinatari di misure interdittive, oltre al sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 18 milioni di euro.
È il risultato di un’operazione, denominata “Levante“, eseguita all’alba di oggi, da personale della Direzione Investigativa Antimafia e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, in Puglia, Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto da parte di oltre 500 unità, donne e uomini, della DIA e della Guardia di Finanza, con il contributo di personale degli Uffici e dei Reparti territoriali e speciali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, e con il supporto di mezzi aerei, unità cinofile per la ricerca di stupefacente e denaro delle Fiamme Gialle.
È quanto emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica/Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei confronti dei componenti di 2 strutturati sodalizi criminali con proiezione transnazionale, operativamente collegati, dediti alla commissione di una pluralità di delitti.
Il provvedimento cautelare si fonda su un compendio gravemente indiziario a carico di indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alle frodi fiscali, al riciclaggio e all’autoriciclaggio dei relativi proventi nonchè al trasferimento fraudolento di valori, al contrabbando di prodotti energetici, alle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti ed alla detenzione illegale di armi.
Tutti i dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa tenutasi, intorno alle ore 10.00, presso la Procura della Repubblica di Bari, alla presenza del Procuratore Capo, Roberto Rossi.
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari, allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa, le ipotesi di reato contestate riguardano, innanzitutto, le presunte condotte illecite di soggetti organici ad una prima associazione criminale attiva nel capoluogo pugliese e in Lombardia, la cui operatività è stata disvelata dalle attività investigative effettuate dalla DIA.
Dalle indagini è emerso che, attraverso un sistema di aziende consorziate, l’organizzazione criminale avrebbe sviluppato un volume di affari illecito pari a circa 170 milioni di euro mediante ingenti frodi fiscali poste in essere attraverso l’indicazione di crediti Iva fittizi scaturiti da inesistenti operazioni passive indicate nelle dichiarazioni fiscali in assenza delle relative fatture.
Tali crediti, asseverati da professionisti compiacenti, sarebbero stati, poi, utilizzati dal sodalizio, tramite prestanome, per compensare poste attive o versamenti relativi a contributi previdenziali e assistenziali, alle ritenute fiscali e alle altre somme dovute.
I guadagni per i membri del consorzio sarebbero risultati enormi, perchè attraverso il meccanismo della creazione di crediti fittizi non avrebbero versato le imposte nonchè i contributi previdenziali e assistenziali dovuti.
I proventi, così, illecitamente realizzati sarebbero, quindi, stati reimmessi nel circuito economico attraverso articolate operazioni di riciclaggio.
Proprio nella fase della monetizzazione dei proventi illeciti sarebbe emerso il coinvolgimento della criminalità organizzata barese, in grado di reclutare numerosissimi fiduciari a cui intestare carte di credito con le quali drenare, secondo una tempistica prestabilita, le provviste illecitamente conseguite dal sodalizio per il successivo reinvestimento anche nel narcotraffico.
In tale filone investigativo è, altresì, emersa una presunta vicenda corruttiva coinvolgente un colonnello della Guardia di Finanza in servizio a Roma, sottoposto a misura, che, in cambio di utilità economiche e di altra natura, avrebbe fatto eseguire abusivi accessi al sistema informatico strumentali ad acquisire notizie da comunicare a uno dei promotori dell’organizzazione criminale.
Le ulteriori indagini delegate al G.I.C.O. e al II Gruppo Tutela Entrate del Nucleo PEF Bari hanno consentito di accertare la presunta esistenza di un altro sodalizio criminale di carattere transnazionale, con base operativa in provincia di Bari, e attivo nell’illecita commercializzazione di oli lubrificanti, in evasione delle accise dovute all’Erario.
In particolare, le Fiamme Gialle baresi avrebbero accertato numerose cessioni di basi lubrificanti, provenienti dall’Est Europa, formalmente dirette, nella maggioranza dei casi, a società cipriote greche o maltesi, ma in realtà destinate in Italia ad uso autotrazione a favore di compiacenti imprese operanti nel settore della commercializzazione e della distribuzione stradale di carburanti, con una conseguente evasione di accise per oltre 2 milioni di euro.
Nel secondo filone investigativo sono state ricostruite una pluralità di intestazioni fittizie di beni da parte di un esponente di spicco del “clan Parisi” di Bari in favore di terzi prestanome, scevri da precedenti di Polizia e penali, al fine di eludere l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale da cui era stato in precedenza attinto. Ciò mediante la collaborazione professionale di 1 ragioniere commercialista e di 3 avvocati con studi a Bari e in provincia, tutti destinatari di misure cautelari personali.
Numerosi sono stati i riscontri operativi eseguiti, durante le indagini, dalla DIA e dal Nucleo PEF Bari che hanno permesso di sottoporre a sequestro circa 186 kg. di sostanza stupefacente, tra cocaina e hashish, oltre 4,4 milioni di euro in contanti abilmente occultati nelle intercapedini artatamente ricavate nella muratura delle abitazioni nella disponibilità dei vertici dei sodalizi, nonchè 43mila litri di miscele lubrificanti destinati all’autotrazione in evasione delle accise.
Oltre alle misure cautelari personali, sono in corso di esecuzione sequestri di beni, tra i quali abitazioni di lusso, autovetture di grossa cilindrata, denaro contante, disponibilità finanziarie e compendi aziendali, del valore complessivo di oltre 18 milioni di euro.
Gli esiti della presente attività di indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante presidio di legalità esercitato dalla Procura della Repubblica/Direzione Distrettuale Antimafia, in stretta sinergia con il Centro Operativo DIA e il Nucleo PEF Bari, per il contrasto al riciclaggio dei proventi illeciti e alle intestazioni fittizie di beni delle organizzazioni criminali, in grado di alterare le dinamiche e il corretto funzionamento del mercato.
Rocco Becce
Direttore Editoriale