La “DIA” (Direzione Investigativa Antimafia) ha eseguito una confisca emessa dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione nei confronti di un imprenditore edile siciliano.
Sin dagli anni 90, l’impresario è entrato a far parte di un contesto societario controllato da persone legate alla locale consorteria mafiosa, fornendo loro liquidità per ripianare esposizioni con il sistema bancario.
Le attività investigative hanno dimostrato come l’indagato, oltre a svolgere il ruolo di prestanome delle quote spettanti ad alcuni esponenti mafiosi, tra i quali il “capo mandamento” di Trapani, abbia consentito alla società, della quale aveva rilevato alcune quote, di effettuare un’importantissima e redditizia speculazione immobiliare perpetrata attraverso il tipico metodo mafioso, come quello di esercitare pressioni sugli uffici comunali affinchè modificassero la destinazione d’uso di un appezzamento di terreno per la realizzazione di villette residenziali.
Tale terreno fu, poi, sottoposto a sequestro nell’ambito di un procedimento penale a carico, tra gli altri, di un imprenditore la cui posizione venne definita con l’archiviazione a causa della sua morte.
Si è dimostrata l’esistenza di uno “schema giuridico” attraverso il quale l’imprenditore aveva acquistato un’area edificabile in territorio siculo sottoposta a vincolo giudiziario e sulla quale aveva ottenuto un’importante concessione edilizia, interponendo nel rapporto di compravendita una nuova società costituita in una regione lontana dalla Sicilia, solo per eludere eventuali controlli da parte dell’Autorità Giudiziaria.
Il dubbio sulla liceità dell’operazione è sorto dall’analisi di un documento antiriciclaggio fornito dagli organi di vigilanza della “Banca d’Italia“, in ordine alle movimentazioni sospette eseguite attraverso un Istituto di credito della provincia di Bari.
Tra i beni sottoposti a confisca, 1 società di capitali nel settore dell’edilizia, 39 fabbricati, civili abitazioni, magazzini e negozi, ubicati sul territorio di Trapani ed Erice, 9 immobili insistenti sull’isola di Levanzo (TP) facenti parte di un complesso turistico residenziale, 2 terreni ed 1 conto corrente bancario, per un valore complessivo di oltre 15 milioni di euro.
Redazione